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Metabolismo e funzionalità gastrointestinale

METABOLISMO E FUNZIONALITA’ GASTROINTESTINALE: In gravidanza osserviamo frequentemente cambiamenti sia qualitativi e quantitativi dell’alimentazione. E’ frequente che un cibo che prima veniva ricercato, durante la gestazione sia evitato; ed anche il contrario: un alimento che prima veniva evitato diventi improvvisamente addirittura amato. Così come la gravida sembra accusare anche cambiamenti nel gusto per cui certi odori o sapori vengono percepiti in modo diverso. In alcuni casi tali modificazioni sembrano essere limitate al primo trimestre quando, generalmente, sono più frequenti, ad esempio, le nausee mattutine. In altri casi tali cambiamenti durano per tutta la durata della gestazione. Al di là, comunque, di queste modificazioni del gusto, la gestante presenta anche una serie di disturbi dell’apparato gastrointestinale: dall’eccessiva salivazione, dalle già citate nausee ai bruciori di stomaco, e alla stitichezza. I primi due legati al mutato clima ormonale con un alto livello di ormoni, estrogeni e progesterone, circolanti. Fortunatamente, sono passati i tempi in cui le madri dicevano alle figlie “mangia che siete in due”, ma è dimostrato che le gestanti che non seguono nessuna dieta, tendono normalmente ad aumentare la razione calorica giornaliera di circa 300 – 350 kcal. Al di là di queste informazioni, prossimamente daremo anche qualche esempio pratico di dieta equilibrata per la gravida e .....per suo compagno.

Metabolismo dei carboidrati: Il metabolismo dei carboidrati, che comprendono gli zuccheri, come quello da cucina, e gli amidi (pane e pasta), presenta due facce che sono in relazione tra di loro: il glucosio, lo zucchero, circolante e il suo metabolismo all’interno delle cellule. Questa sostanza rappresenta la principale fonte di energia e dunque è importante che il suo livello, nel sangue, si mantenga entro limiti piuttosto stretti; tanto più che rappresenta la “benzina” che feto e placenta, la cosiddetta unità feto-placentare, usano in prevalenza. Vediamo cosa succede normalmente. Anche in condizioni normali, lo zucchero, una volta arrivato al fegato dall’intestino viene convertito in glicogeno che possiamo immaginare come una colonna di monete impilate in cui ognuna rappresenta una molecola di zucchero. Questo è la forma più comoda per immagazzinare lo zucchero. Il fegato ha poi anche la capacità di “disimpilare” le monete liberando glucosio che viene immesso nel torrente circolatorio quando la glicemia scende ad esempio con l’attività fisica o con il digiuno. Un’altra funzionalità del fegato è quella di metabolizzare le proteine per formare zucchero, anche se questa operazione è poco efficiente da un punto di vista energetico dato che è costa molta energia. E’ interessante notare che questo principio di scarsa efficienza è alla base delle diete iperproteiche, tipo Ducan. Infatti se una persona introduce solo proteine, per mantenere il livello di zucchero circolante, dovranno essere bruciate le proteine ed i grassi. Questo tipo di dieta, per la inevitabile formazione di sostanze che sono tossiche per il cervello del feto come i corpi chetonici, è da sconsigliare in gravidanza. Dopo un pasto, normalmente, la glicemia tenderà a salire e a questo punto il pancreas comincerà a produrre insulina. L’azione di questo ormone si concretizzerà in una riduzione del livello di zucchero circolante dato che favorisce l’entrata dello zucchero nelle cellule, la formazione del glicogeno, impilando lo zucchero e la formazione di grassi. Ed, infatti, anche al di fuori della gestazione, il giro vita……aumenta se l’introduzione di calorie è maggiore di quello che consumiamo. Come la glicemia, vale a dire lo zucchero a livello ematico, scende, scenderà anche l’insulina. Nel diabete insulino-dipendente la glicemia sale oltre la norma dato che l’insulina prodotta non è sufficiente a svolgere la funzione di trasporto verso l’interno della cellula. Nel caso in cui la glicemia scendesse oltre un certo livello, il pancreas produrrà un altro ormone, il glucagone, che stimolerà il fegato a formare zucchero attraverso il “disimpilamento” di cui abbiamo già parlato. Esiste dunque un perfetto equilibrio tra insulina e glucagone. Il corpo umano è, dunque, capace di formare i grassi dallo zucchero e zucchero dai grassi. In gravidanza questo quadro è complicato dal fatto che molti degli ormoni prodotti dalla placenta, dal feto e dalla madre hanno un effetto cosiddetto “diabetogeno” dato che si oppongono all’azione dell’insulina, favorendo, nei soggetti predisposti, l’insorgenza di diabete insulino-dipendente. Questo è il motivo per cui i ginecologi sono sempre un po’ preoccupati quando la donna in gravidanza aumenta eccessivamente di peso in gravidanza dato che questo aumento di peso può, sommandosi alla situazione ormonale della gestazione, far insorgere un diabete gestazionale con tutti i rischi per il feto. In questi casi si impone lo studio del metabolismo degli zuccheri con l’effettuazione di una curva da carico di glucosio.

Metabolismo dei grassi: La quantità di grasso che la gestante deposita a livello corporeo può raggiungere i 3,5 – 4 kg in tutta la gravidanza; anche se è presente una grande variabilità da soggetto a soggetto a seconda del tipo di alimentazione, della costituzione e del metabolismo. Tale tendenza è confermata dall’aumento dei grassi a livello ematico: aumentano il colesterolo e trigliceridi, che possono raggiungere valori molto elevati 300 – 400 mg senza che possano ritenersi patologici, ed i fosfolipidi. Il significato funzionale di questi valori e dell’aumento del deposito di grasso va ricercato nel fatto che il grasso, come noto, è energia di pronta disponibilità.

Metabolismo delle proteine: Le proteine sono le sostanze che costituiscono i tessuti e gli organi del corpo umano, e si formano “assemblando” sostanze più semplici chiamate aminoacidi e che possiamo immaginare come dei mattoni che, messi insieme, formano le proteine. Riconosciamo 22 aminoacidi di cui 8 rappresentano quelli cosiddetti essenziali dato che devono essere introdotti con l’alimentazione o prelevati da proteine che li contengono dato che il corpo umano non è in grado di sintetizzarli. Il fabbisogno di proteine viene calcolato generalmente, al di fuori della gestazione, in un grammo per Kg di peso corporeo. Va ricordato, a questo proposito, che 1 gr di proteine non corrisponde, ad esempio, ad un gr di carne che contiene solo il 20% di proteine. L’organismo materno deve, evidentemente, utilizzare proteine per i suo normale fabbisogno ( sostituzione dei tessuti, pelle, capelli, etc) e soddisfare le necessità fetali. E’ stato calcolato che, proprio con queste finalità, durante la gravidanza, il corpo della gestante immagazzini poco meno di 950 gr di proteine così distribuiti: 450 al feto, 100 alla placenta, 160 per le fibre muscolari dell’utero, 150 gr per le proteine circolanti a livello ematico, e 85 per le mammelle. Solo nel 3° trimestre vengono immagazzinate circa 7 grammi al giorno. Nel caso in cui, per i più diversi motivi, ci sia una riduzione delle proteine assorbite si assisterà ad un rallentamento della crescita fetale ed alla utilizzazione delle proteine materne soprattutto a livello muscolare. Tutte queste osservazioni rendono evidente come sia necessaria una dieta, almeno lievemente, proteica.